venerdì 10 aprile 2009

ἀθάνατοϛ ποίησιϛ lo spazio della lirica greca: Anacreonte, frammento 46

Ἐρέω τε δηὖτε χοὐχ ἐρέω
χαὶ μαίνομαι χοὐ μαίνομαι.

"Di nuovo amo e non amo,
son folle e non son folle".
Anacreonte Fr. 46 G.

Anacreonte nasconde l'intensità delle sue emozioni sotto la maschera di immagini leggiadre. Però, il filologo Albin Lesky ci fa notare che l'erotismo di Anacreonte non deve essere preso troppo sul serio, neppure però, deve essere sottovalutato perché egli sente la dolcezza della vita, a volte, quasi come un dolore: "Il fascino particolare di quest'arte [...] deriva da un singolare accostamento di contrari. Questo poeta che odia ogni eccesso e osserva con tanta sicurezza in se stesso la condizione intermedia fra l'amore e il non amore, la follia e la freddezza, domina sempre la propria espressione". Possiamo istituire un collegamento con un altro frammento di A. (Fr 111 G.) " Dadi di Eros sono le follie e i tumulti" l'idea dei tremendi effetti dell'amore è stemperata dall'immagine graziosa di un Amore bambino che gioca. Dunque il dramma eterno dell'amore e della follia, dell'amore e dell'odio, che scuote e devasta l'anima, Anacreonte non lo conobbe. Sfiorò Teogonide (1091 ss.) "Per il tuo amore sta male il mio cuore/ Lo so bene: è difficile odiare uno che si ama/ è difficile amare chi non vuole" Soltanto il nostro Catullo (c 85) espresse con la forza di un distico famosissimo e altrettanto angoscioso il dramma esistenziale di chi ama disperatamente: " Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris./ Nescio, sed fieri sentio et excrucior"..

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